La pronuncia del Singlish secondo Mark Lewis
Una volta entrati in contatto con la popolazione locale, è impossibile non accorgersi di come e soprattutto di quanto l’inglese colloquiale di Singapore, oltre che sotto l’aspetto lessicale, si sia straordinariamente discostato dai tradizionali modelli di riferimento del British English e dell’American English anche nell’ambito della pronuncia, sia per quanto riguarda le modalità con cui i vari suoni vengono articolati sia nel ritmo in funzione del quale questi ultimi vengono posti in sequenza. Per ottenere un’idea iniziale di come un qualsivoglia English speaker (non nativo di Singapore) possa reagire alla ricezione di una qualsiasi frase o espressione in Singlish, ci si potrebbe avvalere dell’esperienza dello studioso britannico Mark Lewis il quale, avendo avuto modo di esercitare la professione di docente di lingua inglese a Singapore ed essendosi in seguito inserito nelle fila del Singapore Straits Times in qualità di recensore1, nella sua opera dal titolo The Rough Guide to Singapore tentò di esprimere tutta la sua costernazione nei confronti della pronuncia Singlish:
“Upon first hearing the machine-gun rattle of Singaporean English, you could easily be forgiven for thinking you’re listening to a language other than English. Pronunciation is so staccato that many words are rendered almost unrecognizable – especially monosyllabic words such as “cheque” and “book”, which together would be spoken “che-boo”. In contrast, in two-syllable words, the second syllable is lengthened, and stressed by a rise in tone: ask a Singaporean what they’ve been doing, and you’ll variously be told “wor-king”, “shop-ping”, and “slep-ping”. Bui it’s the unorthodox rhythms of phrasing that make Singlish so memorable.
“[…]Responses are almost invariably reduced to their bare bones, with single-word replies often repeated for stress. Request something in a shop and you’ll hear “have, have” or “got, got”. Suffixes and exclamations drawn from Malay, Hokkien and English complete this patois, the most distinctive being “lah” as in “okay lah” and “so cheap one lah” (which translates as “this is really inexpensive, isn’t it?”).
“If Singlish still has you totally baffled, you might try rising your eyes to the heavens, and crying either ” ay yor” (with a drop of tone on “yor”) or “Allama” – both expressions of annoyance or exasperation.” (2).
L’influenza sinitica sulla tipica pronuncia Singlish
Essendosi per di più sviluppato in un contesto geografico dove la presenza dei vari dialetti cinesi ha storicamente ricoperto un ruolo tutt’altro che marginale, non sorprende minimamente il fatto che l’inglese colloquiale di Singapore non si sia potuto sottrarre all’influenza di questi ultimi, oltre che nel lessico, anche nell’ambito della pronuncia.
Al fine di meglio comprendere l’influenza sinitica sulla pronuncia, anche delle più banali ed ordinarie frasi ed espressioni di uso quotidiano, si potrebbero prendere in esame alcuni termini inglesi di uso corrente come ad esempio gli aggettivi “red” (rosso) e “sorry” (desolato), le cui pronunce, nell’inglese colloquiale di Singapore, risulterebbero rispettivamente diventare “led” e “solly”. Si noti come, in entrambi i casi, l’approssimante alveolare sonora [ɹ]3, tipica del British English4, si sia completamente fatta da parte per cedere il posto alla laterale alveolare sonora [l].
Per riuscire a delineare un quadro piuttosto istintivo circa il grado d’incidenza e le origini di tale fenomeno, potrebbe essere sufficiente, in primo luogo, riflettere sulle innumerevoli occasioni di contatto tra la lingua inglese e le varie realtà dialettali cinesi presenti sul territorio di Singapore ed in secondo luogo tener comunque conto del fatto che, nel caso specifico della lingua cinese, non sembrerebbe esservi alcuna distinzione fonologica rilevante tra [l] ed [r]5.
La pronuncia del Singlish nelle parole della giapponese Maho Yamada
Al fine di mettere ulteriormente in luce quanto l’inglese colloquiale di Singapore sia riuscito, nel tempo, a prendere le distanze dalle tradizionali pronunce canoniche del British English e dell’American English per convergere verso delle sonorità più tipicamente cinesi, si potrebbe prestare attenzione alle parole della giapponese Maho Yamada la quale, facendo tesoro dell’esperienza accumulata durante l’infanzia trascorsa a Singapore, in un suo articolo dal titolo Singlish is Common in Singapore, apparso sul Topics Online Magazine, faceva notare che:
“When I was a child and lived in Singapore with my family, I heard a lot of Singlish. It’s the way of speaking English in Singapore – a Chinese way. I don’t remember all of the words and expressions I heard because I was little at that time, but I remember that I liked hearing how the Singaporeans talked. English is the official language there – their first language is English, but many of the people who came to Singapore were Chinese merchants from abroad. That’s why they speak a kind of Chinese-English. They create their own kind of English in Singapore. Their English has a lot of Chinese words and sounds. For example they put the sound “ra” at the end of words or stretch the words out. So, when they say “okay”, it sounds like “okayra”. Fifty cents sounds like “fiftyra”. “Oh my gosh!” sounds like “Ai Yeah”. As a result their pronunciation doesn’t sound British or American; it’s more like Chinese.” (6).
È davvero straordinario il modo in cui si è andata via via delineando una sorta di “zona grigia” all’interno della quale sia la lingua cinese (considerata nella sua forma standard) sia le varie realtà dialettali che ad essa sono riconducibili sono riuscite, nel tempo, a trasmettere al Singlish alcune delle loro caratteristiche più intrinseche.
La riduzione dei gruppi consonantici finali nella pronuncia del Singlish
Un ulteriore fenomeno caratteristico inerente l’inglese colloquiale di Singapore e del quale, avendo modo di visitare i quartieri popolari della “Città del Leone”, si potrebbe facilmente trovare un notevole e piuttosto frequente riscontro, sembrerebbe essere quello riguardante la riduzione di alcuni gruppi consonantici finali a causa del decadimento della occlusiva alveolare sorda [t]7 (in modo specifico quando la posizione di quest’ultima è localizzabile a fine parola). É proprio in virtù di tale fenomeno che, magari nell’anelante tentativo di voler instaurare un primo approccio verbale con la popolazione locale, ci si potrebbe trovare ad aggrottare più di una volta le sopracciglia nell’udire che; “next” (prossimo) viene in realtà soventemente pronunciato [nɛks], “just” (appena, solamente, proprio) viene sistematicamente trasformato in [jʌs] e per di più “recent” (recente) diventa [risən]8.
Il comportamento delle fricative alveolari e labiodentali nella pronuncia del Singlish
A tale curioso fenomeno se ne va ad aggiungere un altro in conseguenza del quale si assiste all’assoluta assenza di distinzione tra le fricative alveolari sorde e sonore, specie quando queste ultime si trovano a fine parola. Un esempio di tale fenomeno si potrebbe estrapolare ponendo in confronto le pronunce standard dei vocaboli inglesi “rice” (riso) e “rise” (aumento, innalzamento), le quali risultano rispettivamente essere [raɪs] e [raɪz], con la tipica pronuncia dell’inglese colloquiale di Singapore dove è possibile osservare un’assimilazione dei due suoni9.
Oltre che alle fricative alveolari, risultano essere soggette a tale fenomeno anche quelle labiodentali [f (sorda) e v (sonora)] e quelle dentali [θ (sorda) e ð (sonora)].
In particolar modo nel contesto della comunicazione informale, non sono rari i casi in cui l’assoluta mancanza di capacità nell’effettuare una distinzione tra sordità e sonorità si conferma la causa principale di non pochi equivoci e talvolta anche di grossolani e piuttosto spiacevoli fraintendimenti.
La pronuncia delle occlusive bilabiali, alveolari e velari nel Singlish secondo la linguista Anthea Fraser Gupta
Secondo quanto sostenuto dalla linguista britannica Anthea Fraser Gupta, risultano essere interessate da tale fenomeno anche le occlusive bilabiali [p (sorda) e b (sonora)], alveolari [t (sorda) e d (sonora)] e velari [k (sorda) e g (sonora)], in modo specifico quando la posizione di queste ultime è localizzabile a fine parola. Pertanto, sono tutt’altro che sporadici i casi in cui, a causa della pronuncia singlish, riuscire ad effettuare una netta distinzione tra termini semanticamente distanti ma dall’affine dizione, prescindendo dall’argomento della conversazione, si rivela un compito assai difficile.
Al fine di sottolineare la frequenza di tale fenomeno e di fornire degli esplicativi riscontri pratici circa i fraintendimenti ad esso imputabili, si potrebbero prendere in riferimento alcune coppie di vocaboli di uso quotidiano accomunate (nella pronuncia singlish) da una pressochè identica risoluzione sonora finale e quindi, nella maggior parte dei casi, indifferenziabili come ad esempio: “hop” (salto) e “hob” (mensola), “bit” (morso) e “bid” (offerta) ed altresì “back” (schiena) e “bag” (borsa)10.
Si noti invece come tale problematica non risulti sussistere nelle pronunce standard dell’American English e del British English dove è possibile riscontrare una netta distinzione tra: hop [hɑp/hɒp] e hob [hɑb/hɒb], bit [bɪt] e bid [bɪd] e parimenti tra i rispettivi suoni di back [bӕk] e bag [bӕg], pur prescindendo dall’argomento della conversazione11.
L’influenza sinitica sulla pronuncia delle occlusive glottidali di fine sillaba nel Singlish di Singapore
L’influenza cinese sembra poi divenire oltremodo palpabile nel cosiddetto fenomeno del “syllable-final glottal stops”, ovvero delle occlusive glottidali di fine sillaba. Tale fenomeno infatti consiste nel rimpiazzamento di alcune consonanti di fine sillaba con delle occlusive glottidali. Potrebbero esserne dei lampanti esempi pratici le pronunce Singlish del participio passato monosillabico “stuck” (inceppato) e del termine bisillabico “woodlands” (bosco), le quali risulterebbero rispettivamente essere [stəʔ’] e [wʊʔ.lɛn]12.
Tra le svariate peculiarità articolatorie concernenti l’aspetto consonantico della caratteristica pronuncia Singlish, si potrebbero ulteriormente annoverare: il sovente utilizzo dell’occlusiva alveolare sorda [t] in sostituzione della fricativa dentale sorda [θ] (come accade durante l’articolazione dei termini “think” [pensare] e “bath” [bagno]), l’uso ricorrente dell’occlusiva alveolare sonora [d] in alternativa alla tradizionale fricativa dentale sonora [ð] (in vocaboli del tipo “then” [allora, dopo] e “leather” [pelle, cuoio]) ed in fine la più sporadica tendenza di taluni parlanti a rimpiazzare la fricativa dentale sorda [θ] (esclusivamente quando questa si trova in fine di parola) con la fricativa labiodentale sorda [f], come non di rado accade per il sostantivo “breath” (respiro)13.
La pronuncia delle vocali e dei dittonghi nel Singlish
Per quanto riguarda invece l’aspetto vocalico, non si può far a meno di notare che due delle principali caratteristiche in base alle quali è possibile contraddistinguere la pronuncia Singlish sono sicuramente: il notevole prolungamento della durata del suono di alcune vocali interconsonantiche (come di consueto avviene nelle pronunce dei termini “cot” /kɒt/ [branda, culla, capanna], “stuff” /stʌf/ [s. roba, v. riempire, farcire] e “pull” /pʊl/ [s. manopola, strattone, v. tirare, estrarre, cavare]) e l’alquanto singolare articolazione dei dittonghi per via della quale la durata di questi ultimi si accorcia considerevolmente in quanto il suono del primo vocoide sembra prevalere su quello del secondo vocoide (come spesso si verifica nelle pronunce di “bait” /beɪt/ [s. esca, lusinga, v. lusingare, tormentare], “boat” /bəʊt/ [s. Imbarcazione, v. Imbarcare] e bear /beə/ [agg. nudo, scarno, v. Rivelare])14.
Volendo ulteriormente approfondire lo studio dei fenomeni fonetici riguardanti l’articolazione dei dittonghi Singlish, non ci si può dispensare dal rivolgere la dovuta attenzione alla curiosa circostanza del dittongo /æɪ/. Al fine di comprendere come la pronuncia Singlish abbia totalmente stravolto la natura di tale dittongo, si potrebbe prendere in esame il nome proprio “Kate”, ponendo in confronto l’articolazione Singlish /kɛʔ/ con la caratteristica pronuncia australiana /kʰæɪtʰ/15.
Si noti come la vocale quasi anteriore quasi chiusa non arrotondata /ɪ/ sia di fatto completamente decaduta mentre la vocale anteriore quasi aperta non arrotondata /æ/ si sia chiusa ed anteriorizzata, trasformandosi addirittura nella vocale anteriore semiaperta non arrotondata /ɛ/16. Prima di concludere l’analisi dei fenomeni vocalici di maggiore ricorrenza nella pronuncia Singlish, sarebbe buona norma informare i lettori che, della fondamentale distinzione tra vocali brevi e vocali lunghe (tipica del British English e dell’American English), nell’inglese colloquiale di Singapore sembrerebbe essere svanita qualsiasi traccia, poiché queste ultime risulterebbero essere diventate tutte brevi. É proprio in base a tale persistente “lacuna” che è possibile riscontrare una evidente uniformità nell’ordinaria articolazione delle vocali lunghe e brevi. Si potrebbe prendere atto di tale fenomeno ponendo in confronto le pronunce dei termini “kit” /kɪt/ (equipaggiamento) e “fleece” /flɪ:s/ (tosare, derubare) o parimenti di “foot” /fʊt/ (piede) e “goose” /gu:s/ (oca)17.
Approfondimenti e Letture Consigliate
1Dodd Jan, Lewis Mark, Emmons Ron, The Rough Guide to Vietnam, fourth edition, published by Rough Guides Ltd., London, 2003, United Kingdom.
2Lewis Mark, The Rough Guide to Singapore, fourth edition, published by Rough Guides Ltd, London, 2003, United Kingdom, p. V, trad.: «Subito dopo aver udito per la prima volta il fragore della mitragliatrice dell’inglese di Singapore, o singlish, potreste essere facilmente perdonati per aver pensato di stare ascoltando una lingua diversa dall’inglese. La pronuncia è così intermittente che molte parole sono rese quasi irriconoscibili – specialmente le parole monosillabiche come “cheque” (assegno bancario) e “book” (libro), le quali assiemme verrebbero ponunciate “che-boo” (“checkbook”, ovvero in lingua italiana “libretto degli assegni”). In contrasto, nelle parole bisillabe la seconda sillaba viene prolungata ed accentata da un aumento di tono: chiedete ad un singaporiano cosa abbiano fatto e vi sarà variamente detto “wor-king”, “shop-ping” e “slee-ping”. Ma è il ritmo non ortodosso delle frasi a rendere il singlish così memorabile. […] Le risposte sono quasi immancabilmente ridotte al minimo, con repliche costituite da singole parole spesso ripetute per enfatizzarne il valore. Chiedete qualcosa in un negozio e sentirete “have, have” o “got, got”. Suffissi ed esclamazioni tratte da malese, hokkien ed inglese completano questo vernacolo, la più caratteristica essendo “lah” come in “okay lah” e “so cheap one lah” (che si traduce in “this is really inexpensive, isn’t it?” [in italiano: «È proprio a buon mercato, vero?»]). Se il singlish vi ha confuso totalmente, potreste provare ad alzare gli occhi al cielo e strillare o “ay yor” (con una diminuzione di tono su “yor” oppure “Allama” – entrambe espressioni di irritazione o esasperazione.».
3Prada Massimo, Breve introduzione alla fonetica: la fonetica acustica e la fonetica articolatoria, http://wiki.dsy.it/images/4/40/Fonetica.pdf, «Approssimante alveolare sonora – è la forma normale della vibrante antevocalica dell’inglese britannico red [ɹɛd] (ingl.). È articolata con la lamina della lingua e con un leggero arrotondamento della labbra.».
4Yavaş Mehmet, Applied English Phonology, second edition, Wiley-Blackwell, Chichester, 2011, United Kingdom.
5Fasold W. Ralph, Connor-Linton Jeff, An Introduction to Language and Linguistics, Cambridge University Press, Cambridge, 2006, United Kingdom.
6http://www.topics-mag.com/globalization/lang-singlish.htm, trad.: «Quando ero una bambina e vivevo a Singapore con la mia famiglia, ho sentito un sacco di Singlish. È il modo in cui si parla l’inglese a Singapore – un modo cinese. Io non ricordo tutte le parole e le espressioni che ho sentito perchè a quel tempo ero piccola, ma ricordo che mi piaceva ascoltare come parlavano i singaporiani. L’inglese lì è la lingua ufficiale – la loro prima lingua è l’inglese, ma molte delle persone giunte a Singapore dall’estero erano mercanti cinesi. Ecco perchè essi parlano una sorta di Chinese-English. Essi creano il proprio tipo d’inglese a Singapore. Il loro inglese possiede una moltitudine di parole e suoni cinesi. Per esempio essi mettono il suono “ra” alla fine delle parole o le prolungano. Così, quando dicono “okay”, esso suona come “okayra”. Fifty cents (cinquanta centesimi) suona come “fiftyra”. “Oh my gosh!” (perbacco!) suona come “Ay Yeah”. Ne risulta che la loro pronuncia non sembra British o American; è più come il cinese.».
7International Phonetic Association, Handbook of the International Phonetic Association: a Guide to the Use of the International Phonetic Alphabeth, published by the Press Syndicate of the University of Cambridge, Cambridge, 1999, United Kingdom.
8Stockwell Peter, Sociolinguistics: a resource book for students, Routledge, Taylor & Francis Group, London, 2002, United Kingdom.
11Sia le traduzioni dei termini sia le relative trascrizioni fonetiche sono state effettuate con l’ausilio del software dizionario Lingoes (fatta eccezione per le trascrizioni fonetiche delle pronunce Singlish le cui fonti di provenienza vengono via via specificate nelle relative note bibliografiche).
12http://www.ilikespam.com/languages/singlish-101
14The Chambers Dictionary, Allied Chambers (India) Ltd., Chambers Harrap Publishers Ltd., New Delhi · Edinburgh, 2000, India, United Kingdom.
15http://www.ilikespam.com/languages/singlish-101
16Lingoes, The International Phonetic Alphabet (2005).
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