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Quanti sono i casi di infortuni nel settore delle costruzioni? Quali sono le parti del corpo più a rischio per gli operatori del settore? A quanto ammontano le denunce e gli indennizzi per infortuni sul lavoro nel settore delle costruzioni? Quali sono gli obblighi del datore di lavoro previsti dalla normativa vigente? Ecco le domande a cui noi di Sicurezza Lavoro 360 daremo una risposta!

Infortuni nel settore delle costruzioni: evitare denunce e indennizzi

Il fenomeno infortunistico coinvolge pesantemente il settore delle costruzioni a tal punto da poterlo considerare ancora oggi un gravissimo problema sociale ed economico.

Il cantiere è, per sua natura, uno degli ambienti lavorativi più pericolosi, soprattutto per la sua estrema “dinamicità”: il lavoro nel cantiere è in continua evoluzione, si può dire di ora in ora, con problematiche, modalità operative e pericoli sempre diversi.

Cui si aggiungono i problemi derivanti dalle condizioni atmosferiche e dalla frequente presenza di più imprese contemporaneamente in spazi ristretti.

Attorno a questi snodi critici, si incrociano le questioni della qualità del prodotto, del lavoro, e soprattutto quella della salute e sicurezza dei lavoratori.

Nella grandissima maggioranza dei casi, l’infortunio non si verifica né per fatalità, né per vuoti legislativi, ma per il mancato rispetto di una o più misure di sicurezza, fattore che stimolò già negli anni ’50 del ‘900 l’emanazione delle prime leggi per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, tra cui i Decreti del Presidente della Repubblica (DPR) n. 547 del 1955 e 164 del 1956.

Leggi ottime, che assieme al D.lgs.626/94 e al D.lgs.494/96 (cosiddetta “Direttiva cantieri”) sono state armonizzate ed unificate in un unico decreto legislativo T.U.S.L. D.lgs. 81/08.

Gli effetti e l’efficacia degli interventi della prevenzione mirati a ridurre le condizioni di rischio e a modificare i comportamenti scorretti hanno aspetti la cui realizzazione richiede tempi di attuazione diversi; mentre la sicurezza oggettiva (idoneità di impianti,attrezzi e opere provvisionali) richiede tempi di esecuzione tecnico-operativi, l’organizzazione della prevenzione necessità di tempi lunghi, in quanto per ottenere un inversione di tendenza nei comportamenti scorretti si deve modificare anche la percezione soggettiva del rischio e le abitudini scorrette consolidate nel tempo.

La lettura delle statistiche conferma che anche se la dinamica dell’infortunio può avere concause legate alla sfera di percezione del rischio e al contesto sociale in cui opera l’operatore, circa un terzo degli infortuni è da attribuirsi a rischi che, se correttamente valutati in fase di progettazione, potevano essere eliminati con l’adozione di misure adeguate.

La Valutazione del Rischio è:

  • correlata con le scelte fatte per le attrezzature, per le sostanze, per la sistemazione dei luoghi di lavoro;

  • finalizzata all’individuazione e all’attuazione di misure e provvedimenti da attuare.

Pertanto la Valutazione dei Rischi è legata sia al tipo di fase lavorativa in cantiere sia a situazioni determinate da sistemi quali ambiente di lavoro, strutture ed impianti utilizzati, materiali e prodotti coinvolti nei processi.

I Principi gerarchici della prevenzione dei rischi sono:

  • eliminazione dei rischi;

  • sostituire ciò che è pericoloso con ciò che non è pericoloso o lo è meno;

  • combattere i rischi alla fonte;

  • applicare provvedimenti collettivi di protezione piuttosto che individuali;

  • adeguarsi al progresso tecnico ed ai cambiamenti nel campo dell’informazione;

  • cercare di garantire un miglioramento del livello di protezione.

Secondo i dati EUROSTAT, quello delle costruzioni, dopo l’industria manifatturiera, è il settore di attività all’interno del quale si verificano il maggior numero di infortuni, con una media di 776.179 casi nel periodo 1995-2007

Facendo riferimento ai tassi standardizzati risulta che le frequenze infortunistiche più elevate sono quelle riguardanti proprio il settore delle costruzioni, il quale presenta un indice medio per il periodo 1995-2007 pari a 7.134 casi per 100.000 occupati.

Al secondo posto si trova il settore dell’agricoltura con un indice medio di 5.174 casi per 100.000 occupati.

Fig 2.3.1 – Tassi standardizzati di incidenza infortunistica nell’Unione Europea (per 100.000 occupati) per attività economica e anno

(9 sezioni NACE comuni): Anni 1995 – 2007

infortuni nella costruzione

Per quanto riguarda gli infortuni mortali, il settore delle costruzioni sempre per lo stesso periodo, in termini assoluti si colloca al primo posto con una media di 1.181 casi mortali; in termini di tassi di incidenza (con un indice di 11,1 casi per 100.0000 occupati) si colloca al secondo posto, dietro il settore dell’agricoltura.

Fig 2.3.2 – Casi mortali – Tassi standardizzati di incidenza infortunistica nell’Unione Europea(per 100.000 occupati) per attività economica e anno: Anni 1995 – 2007

infortuni mortali nelle costruzioni

L’andamento del fenomeno infortunistico, in Europa, nel settore delle costruzioni, si presenta essenzialmente in calo, da un tasso di incidenza standardizzato di 9.080 registrato nel 1995 si passa a 7.547 nel 2000 e si riduce ulteriormente a 5.237 nel 2007.

In termini percentuali, è possibile affermare che nel 2007, si sono verificati in meno il 42% degli infortuni rispetto a quelli verificatisi nel 1995.

Tale percentuale risulta ancora maggiore se si fa riferimento agli infortuni mortali.

Per questi, EUROSTAT registra un tasso di incidenza di 14,8 nel 1995 e 7,3 nel 2007;tradotto in termini percentuali nel 2007 si sono verificati il 50% in meno di infortuni mortali, rispetto al 1995.

Fig 2.3.3 – Andamento dei tassi di incidenza degli infortuni nel settore delle costruzioni in Europa.

In Italia, gli occupati, nei diversi settori economici dell’ industria, secondo i dati istat risultano in crescita nel periodo 2004-2010.

Il settore economico che registra il maggior incremento è quello degli alberghi e ristoranti, dove si ha una crescita del 15% , in particolare nel 2004 gli occupati sono 1.035.000 mentre nel 2010 sono 1.191.000; al secondo posto si trova il settore economico delle attività immobiliari con un aumento del 13%. Segue il settore delle costruzioni.

In tale settore, tra il 2000 e il 2005 si registra un incremento in termini di percentuale pari al 18,2%.

Tale crescita riguarda maggiormente le regioni del nord-ovest, ove si registra un incremento occupazionale superiore a quello nazionale di ben 5 punti (23%) e le regioni del centro, con un incremento superiore a quello nazionale di 4 punti (22%).

Di contro regioni meno prolifiche che hanno fatto registrare incrementi sotto il dato nazionale sono quelle del mezzogiorno con un incremento pari al 12,5%.

Nel quinquennio successivo,ovvero negli anni 2006-2010,l’andamento occupazionale aumenta soltanto dell’1,6%.

Ma a differenza degli anni passati le regioni più produttive, risultano essere quelle del centro, con un incremento superiore a quello nazionale di 20 punti. Diminuiscono del 9,3% gli occupati del mezzogiorno.

Tab 2.3.4 – Numero di occupati nel settore delle costruzioni. (Fonte ISTAT)

 

Ripartizione territoriale nord-ovest nord-est centro mezzogiorno tot. Italia

1999

439616

309932

280218

545552

1.575.319

2000

431736

326002

288322

572097

1.618.157

2001

443373

338148

311096

614734

1.707.351

2002

455805

353356

321016

617490

1.747.667

2003

482949

373444

332766

619723

1.808.882

2004

506000

371000

320000

636000

1.833.000

2005

530000

387000

352000

644000

1.913.000

2006

524000

390000

358000

628000

1.900.000

2007

516000

404000

387000

648000

1.955.000

2008

539000

411000

383000

637000

1.970.000

2009

546000

392000

403000

603000

1.944.000

2010

531000

386000

428000

584000

1.930.000

 

L’unico settore nel quale si ha un calo del numero degli occupati risulta essere quello dell’ agricoltura,caccia e pesca; il decremento è del 10%

Fig 2.3.5 – Andamento occupazionale nei settori economici dell’industria secondo i dati ISTAT.

Secondo i dati INAIL, nel settore delle costruzioni, operano in media, per il periodo 2005-2009, 789.185 aziende suddivisibili in artigiane e non artigiane, e 1.849.890 addetti.

Le aziende artigiane sono 607.218 ed occupano 1.041.026 addetti, mentre le aziende non artigiane sono 181.966 con 808.792 addetti.

La dimensione media delle imprese che operano nel settore delle costruzioni è pari a 2,34 addetti, in particolare il numero medio di addetti è 1,71 nelle imprese artigiane e 4,4 nelle imprese non artigiane.

Il 37,8 % delle imprese non artigiane ha sede al nord, 20,38% al centro e 41,3 % al sud.

Le imprese non artigiane del settore svolge prevalentemente attività di costruzione completa o parziale di edifici e lavori di ingegneria civile; le imprese artigiane svolgono lavori di completamento edifici.

In termini di addetti al nord si concentra il 54% , al centro il 21% e al sud il 25% del totale degli addetti.

Nel settore delle costruzioni si verificano mediamente più di 112.000 infortuni sul lavoro (media1990-2010), che costituiscono il 18% degli infortuni che accadono nel settore dell’industria.

Tale valore consente di definire il settore delle costruzioni come uno dei settori di attività ad alto rischio di infortunio.

A livello di pericolosità infatti si colloca al secondo posto, dopo il settore metallurgico dove si verificano il 22% degli infortuni totali del settore dell’industria.

Fig 2.3.6 – Infortuni per settore di attività

In termini assoluti, tuttavia, il fenomeno infortunistico, presenta nel settore delle costruzioni, una tendenza al ribasso.

Da circa 142.000infortuni denunciati negli anni ’90 , si passa a circa 100.000 nel 2000, e 85.000 nel 2009.

Nel 2010 gli infortuni nel settore delle costruzioni sono 74.492.

Fig 2.3.7 – Infortuni denunciati, in Italia, nel settore delle costruzioni

infortuni denunciati in italia nel settore delle costruzioni

Gli infortuni indennizzati nel 1990 risultano circa 141.000, si riducono a 86.000 nel 1998 e continuano a diminuire fino a 73.000 nel 2009. Nel 2010 gli infortuni indennizzati nel settore delle costruzioni sono 62.762.

In particolare tra il 1998-2004 si ha un incremento degli infortuni indennizzati con esito grave, ovvero gli infortuni che hanno provocato l’astensione del soggetto dal luogo di lavoro per un periodo superiore a quattro giorni.

Si registra, infatti,un incremento del 13,7 % degli infortuni che hanno provocato inabilità temporanea, e un incremento del 23% degli infortuni che hanno provocato inabilità permanente.

Negli anni 2005-2010 si assiste, invece, ad una riduzione del totale degli infortuni indennizzati, che da 97.945 scendono a 62.762, in termini percentuali si ha una riduzione del 35%. Gli infortuni con inabilità temporanea diminuiscono del 35,5%, quelli con inabilità permanente si abbassano del 40% , i casi mortali del 32%.

Fig 2.3.8 – Andamento infortuni indennizzati nel settore delle costruzioni.

Fig 2.3.8 bis – Andamento infortuni mortali indennizzati nel settore delle costruzioni

infortuni sul lavoro indennizzati in italia nel settore delle costruzioni

Assumendo come parametro di riferimento i tassi di incidenza e non i valori assoluti,viene confermato che nel settore delle costruzioni, il numero degli infortuni è in calo.

Da un indice medio di 57 per mille addetti che caratterizza il 2005 a un indice di 39,6; ciò significa che nel 2009 si sono verificati in meno il 44% dei casi.

Fig 2.3.9 – Andamento dei tassi di incidenza per 1.000 addetti nel settore delle costruzioni.

A livello territoriale gli infortuni che accadono nel settore delle costruzioni, nel periodo 1996-2010, risultano accentrati nelle regioni del nord(una media di 54.693 infortuni), che assommano il 58% del totale degli infortuni che si verificano nel settore (30% nord-est e 28% nord-ovest).

Il sud e le isole, ( con una media di 12.906 e 6308 infortuni per il periodo in esame) rispettivamente con il 14% e il 7% , a differenza di quanto si possa immaginare, sono le zone territoriali ove si verificano il minor numero di infortuni.

Tutto ciò viene confermato dall’analisi delle frequenze relative per 1.000 addetti.

Da quest’ultima è emerso che anche in termini relativi per il periodo 2005-2009, il nord-est è la zona dove si verificano il maggior numero di infortuni con un indice medio per mille addetti pari a 58,8 seguito dal centro con un indice di 45,7.

Il sud e le isole hanno indice pari rispettivamente a 36,6 e 42,3 per mille addetti.

Fig 2.3.10 – Infortuni denunciati nel settore delle costruzioni per ripartizione territoriale

Da notare che a livello nazionale gli infortuni nel periodo 1996-2010, nel settore delle costruzioni, si sono ridotti del 28%.

Il decremento registrato al sud è del 31% ovvero 3 punti sopra la media nazionale.

Questa maggiore concentrazione degli infortuni al nord è dovuta in parte all’ elevata presenza di lavoratori stranieri scarsamente qualificati.

I loro paesi di provenienza sono soprattutto Romania(22%) , Albania (22%) , e Marocco (7%) .

Il settore delle costruzioni conta poco meno di 20.000 denunce pari al 13,7% del complesso di tutti gli infortuni riguardanti gli immigrati.

Questo settore detiene anche il triste primato dei casi mortali,ben 43 casi nel 2008.

Per comprendere il fenomeno infortunistico in cantiere e orientare opportunamente l’attività di prevenzione risulta utile l’analisi della forma di accadimento e dell’agente materiale con il quale è avvenuto l’infortunio.

Le modalità di accadimento dell’infortunio vengono suddivise dall’INAIL in 28 tipologie diverse e raggruppate in cinque grandi forme: forme attive nelle quali il lavoratore ha un ruolo determinante nell’accadimento dell’infortunio; forme passive nelle quali invece il lavoratore subisce completamente l’evento; forme in cui è l’ambiente di lavoro a determinare l’infortunio, le cadute, e infine, gli incidenti alla guida e a bordo dei mezzi di trasporto.

Le modalità di evento che hanno provocato il maggior numero di eventi nel settore delle costruzioni per il periodo 2001-2005 sono : colpito da.. 14% dei casi, ha urtato contro..10% e caduta in piano su..9% dei casi.

La maggior parte degli infortuni altamente invalidanti e di quelli mortali sono legati alla forma “caduta dall’alto” con frequenza pari al 15,2% sul 28% del totale degli infortuni indennizzati con inabilità permanente, e con una frequenza del 12,8% per ciò che attiene agli infortuni mortali.

Nel 2005 la forma di accadimento “colpito da” provoca 11.152 infortuni (12%), nei due anni successivi gli infortuni provocati da questa modalità si riducono registrando nel 2007 4170 infortuni (5%) , per poi ricrescere improvvisamente nel 2009,anno in cui si registrano 10.744 infortuni (15%). Nel 2010 tale forma causa 8.184 casi.

Ha urtato contro” provoca nel 2005, 8.662 infortuni, tale valore si riduce a 3165 nel 2008, e si porta a 7875 infortuni nel 2009.

Nel 2010 si hanno 6.242 casi.

Lo stesso trend mostra la “caduta in piano su” che provoca nel 2005, 8548 infortuni, nel 2007 questi si riducono a 2841, e aumentano fino a 7249 nel 2009. Nel 2010 vengono registrati 5803 eventi.

La “caduta dall’alto” si riduce del 73% tra il 2005(3890 infortuni) e il 2008(1026 infortuni).

Nel 2009 si verificano 3021 casi dovuti alla “caduta dall’alto”. Tale forma causa 2.160 infortuni nel 2010.

Fig 2.3.11 – Forme di accadimento per anno nel settore delle costruzioni.

frequenza infortuni nelle costruzioni in italia

Nel 2005 la caduta dell’alto provoca 30 decessi,ovvero circa il 10% degli infortuni mortali, la stessa percentuale si mantiene nel 2006, ma a partire dal 2007 tale percentuale decresce al 9%, nell’anno successivo, anno in cui entra in vigore il DLgs 81/2008, le morti dovute alla “caduta dall’alto” si riducono a 4 (ovvero il 2% degli infortuni mortali).

Nel 2009, purtroppo, tale percentuale sale nuovamente, si verificano 19 morti (cioè il 9% del totale degli infortuni mortali).

Nel 2010 i decessi dovuti alla caduta dall’alto sono 16.

Da un indagine integrata per l’approfondimento dei casi di infortunio mortale condotta dall’ Inail, Ispesl e Conferenza dei Presidenti delle Regioni e Province autonome, sono stati analizzati 389 casi di infortunio avvenuti per “caduta dall’alto”(276 mortali e 113 con esito grave), verificatesi in 22 settori lavorativi, anche se la metà di essi si concentra nel settore delle costruzioni.

Il fenomeno delle caduta dall’alto risulta essere concentrato soprattutto nelle piccole imprese; nelle aziende fino a nove addetti si verifica infatti il 91 % delle cadute dall’alto con esito mortale e l’87% di quelle da cui derivano lesioni gravi.

Ciò potrebbe trovare la spiegazione nel fatto che come è ben noto nel settore delle costruzioni opera un elevato numero di microimprese e di lavoratori autonomi che per competere con imprese di maggiori dimensioni spesso operano tagli ai fondi destinati alla sicurezza procedendo all’allestimento di opere provvisionali con superficialità, leggerezza e incompletezza.

Spesso gli infortunati sono risultati gli stessi titolari di impresa(26% delle cadute mortali), valori consistenti si sono osservati per i lavoratori irregolari, e per i pensionati; merita attenzione infatti l’età degli infortunati : oltre il 21% delle cadute mortali sono accadute ad ultrasessantenni e circa il 12,5% a persone con più di 64 anni.

Si evidenzia inoltre che le cadute mortali si verificano,nel settore delle costruzioni per il 18,6% dei casi entro i primi 7 giorni lavorativi.

Lo scenario tipo di tali infortuni nasce essenzialmente dalla combinazione di due elementi :

  • Un attrezzatura che non garantisce contro il rischio della caduta dall’alto, per motivi riconducibili alla violazione delle norme.

  • Un comportamento inadeguato, molto spesso riconducibile alla mancanza o all’insufficienza della formazione alla sicurezza e, probabilmente ed ancor più ampiamente, ad insufficiente formazione professionale.

  • Al mancato uso dei dispositivi di protezione individuale,vissuti come imposizione esterna anziché come prezioso strumento salvavita.

Il DLgs 81/2008 , titolo IV – Cantieri temporanei o mobili, capo II- Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e nei lavori in quota, fornisce la definizione di “lavoro in quota” come attività lavorativa che espone il lavoratore al rischio di caduta da una quota posta ad altezza superiore a 2 m rispetto ad un piano stabile (art.107).

Stabilisce quali obblighi del datore di lavoro (art. 111) quelli di:

  • scegliere le attrezzature di lavoro più idonee a garantire e mantenere condizioni di lavoro sicure.

  • scegliere il tipo più idoneo di sistema di accesso ai posti di lavoro temporanei in quota in rapporto alla frequenza di circolazione, al dislivello e alla durata dell’impiego

  • disporre affinché sia utilizzata una scala a pioli quale posto di lavoro in quota solo nei casi in cui l’uso di altre attrezzature di lavoro considerate più sicure non é giustificato a causa del limitato livello di rischio e della breve durata di impiego

  • individuare le misure atte a minimizzare i rischi per i lavoratori, in relazione al tipo di attrezzature di lavoro adottate, insiti nelle attrezzature in questione, prevedendo, ove necessario, l’installazione di dispositivi di protezione contro le cadute.

  • adottare misure di sicurezza equivalenti ed efficaci, nel caso in cui l’esecuzione di un lavoro di natura particolare richiede l’eliminazione temporanea di un dispositivo di protezione collettiva contro le cadute.

  • effettuare i lavori temporanei in quota soltanto se le condizioni meteorologiche non mettono in pericolo la sicurezza e la salute dei lavoratori.

Espone i Sistemi di protezione contro le cadute dall’alto (art. 115), puntualizzando che nei lavori in quota qualora non siano state attuate misure di protezione collettiva, é necessario che i lavoratori utilizzino idonei sistemi di protezione idonei per l’uso specifico composti da diversi elementi, non necessariamente presenti contemporaneamente conformi alle norme tecniche, quali : assorbitori di energia; connettori; dispositivo di ancoraggio; cordini; dispositivi retrattili; guide o linee vita flessibili; guide o linee vita rigide.

Gli agenti materiali con i quali avviene l’infortunio sono suddivisi dall’INAIL in 54 tipologie diverse e raggruppati in otto grandi gruppi quali: Macchine, Mezzi di Sollevamento e di Trasporto, Impianti di Distribuzione, Attrezzi e Utensili, Materiali e Sostanze, Ambiente di lavoro, Persone-Animali, Serbatoi e Contenitori, e Parti Meccaniche.

Di questi, il gruppo di agente materiale che ha causato il maggiore numero di infortuni in assoluto è L’ambiente di lavoro che nel 2001-2005 ha causato il 24% degli infortuni, di cui il 16% correlato alle superfici di transito ed il 3,50% alle scale e passerelle.

Segue il gruppo comprendente Materiali e Sostanze con percentuale del 15%, di cui l’11% determinato da materiali solidi.

Con frequenze ancora minore si annoverano Attrezzi e Utensili con l’8% e Mezzi di Sollevamento e di Trasporto con il 7%.

Nel 2005, in particolare, l’ambiente di lavoro, provoca nel settore delle costruzioni 21.024 infortuni, nel triennio successivo questi si riducono a 15.265, mentre nel 2010 tale gruppo fa registrare 13.011 infortuni (incremento del 15% rispetto al 2008).

In questi ultimi anni quindi L’ambiente di lavoro provoca in media 16.988 infortuni(21,21%), con il 15,4% dovuto alle superfici di transito e il 2,58% a scale e passerelle .

Al secondo posto si trova il gruppo materiali e sostanze che nel periodo 2005-2010 causa circa 9.729 infortuni (da 11.640 nel 2005 decrescono a 8.765 nel 2008 e aumentano nuovamente nel 2009 fino a 10.328 per ridursi a 8.189 nel 2010); in termini percentuali tale gruppo provoca in media 12,15% degli infortuni con l’8,7% dovuti a materiali solidi.

Seguono il gruppo mezzi di sollevamento e di trasporto con una media di 5.800 infortuni (7,24% ) , e infine il gruppo attrezzi e utensili con una media 4.943 infortuni ( 6%).

Per quanto attiene gli infortuni mortali, l’ambiente di lavoro detiene sempre il primato con una media di 58 casi nel periodo 2005-2010 (22,8%), seguito dal gruppo mezzi sollevamento e trasporto con una media di 46 casi (18%).

Fig 2.3.12- Gruppo di agente materiale che ha prodotto il maggiore numero di casi mortali

Infine, dalle statistiche analizzate, per il settore delle costruzioni(2005-2010), si deduce che le sedi della lesione che hanno provocato il maggior numero di infortuni sono la mano (24%), la colonna vertebrale(11%) e il ginocchio e la caviglia (8%).

Tali valori rimangono pressoché uguali per quanto riguarda gli infortuni indennizzati con inabilità temporanea; mentre per gli infortuni indennizzati con inabilità permanente la mano presenta una percentuale dell’12%, colonna vertebrale 11%, polso 9% e cranio 7%.

Infine, la sede della lesione che ha provocato il maggior numero di casi mortali è il cranio(51%), seguito dagli organi interni (15%) e dalla parete toracica(11%).

Fig 2.3.13 – Sede della lesione che ha prodotto il maggior numero di eventi mortali (media 2005-2010)

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Dr. Biagio Faraci

Direttore del Centro di Formazione, Consulenza e Sviluppo Web IKAROS CONSULTING di Montemaggiore Belsito (PA). Docente di lingua inglese presso: I.I.S. Luigi Failla Tedaldi - Istituto Professionale Agrario di Castelbuono (PALERMO); Docente di lingua tedesca presso: Istituto Comprensivo N. Botta di Cefalù (PALERMO)

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