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Inglese o Cinese?

Se stai partendo per Singapore e sei convinto che il tuo inglese ti basterà per capire e farti capire dalla popolazione locale senza problemi, puoi anche saltare questo articolo, ma se non vuoi essere il protagonista di spiacevoli equivoci o trovarti in situazioni a dir poco imbarazzanti, ti consiglio vivamente di leggerlo con attenzione!

Se sei invece a Singapore già da qualche giorno, sono sicuro 99,9% che hai già capito di cosa sto parlando. 😀

Girando per i mercati, i negozi e gli innumerevoli chioschetti sparsi per la “Città del Leone”, non avrai sicuramente potuto far a meno di notare che il tuo inglese non ha proprio nulla a che vedere con quello degli abitanti del luogo. Eppure ti avevano detto che a Singapore l’inglese è una delle 4 lingue ufficiali.

C’è qualcosa che non torna, c’è qualcosa di incredibilmente esotico e strano nei suoni e nelle parole più comuni che lo fa vagamente assomigliare al cinese!

Niente paura, hai appena ascoltato un po’ di Singlish! 😉

In una società così multietnica e multiculturale come quella di Singapore, non dovrebbe assolutamente sorprendere il fenomeno dell’interscambio continuo di prestiti lessicali tra le diverse realtà linguistiche presenti sul territorio, lingue o dialetti che siano.

Sebbene la lingua inglese risulti essere sia il principale strumento d’interazione tra gli abitanti del luogo appartenenti a differenti comunità linguistiche (nell’ambito della comunicazione intranazionale) sia la lingua mediante la quale vengono curate e mantenute le relazioni diplomatiche del Governo con i Paesi esteri, nonché i rapporti commerciali e finanziari tra le più prestigiose imprese locali ed i rispettivi partner e collaboratori di oltre confine, bisognerebbe prendere atto del fatto che, specialmente nell’ambito della comunicazione informale, l’inglese colloquiale di Singapore viene continuamente arricchito da nuove espressioni particolarmente colorite ed una vasta gamma di vocaboli derivanti dalle realtà linguistiche parallele.

La sfrenata e continua irruzione di tali prestiti lessicali sembra essere ormai diventata così preponderante da suscitare non poche perplessità e non indifferenti difficoltà nella comunicazione.

Di conseguenza, un qualsiasi turista o uomo d’affari, una volta giunto nella “Città del Leone”, magari dopo aver deciso di fare un giro occasionale per le principali vie e gli affollati mercati del luogo, non tarda a rendersi conto che, specialmente in determinate aree lontane dalle località turistiche tradizionali, le competenze della lingua inglese acquisite fino a quel momento possono aiutarlo ben poco nell’interfacciarsi funzionalmente con gli abitanti del posto ed ancora meno ad affrontare i diversi argomenti delle ordinarie conversazioni locali1.

Perseguendo lo scopo di incentivare e promuovere il turismo di Singapore, anche la Singapore Tourism Board, ovvero il principale organo governativo che regola e coordina le attività e le iniziative di attrazione turistica nel Paese, cerca di far fronte a tali problematiche fornendo ai visitatori e ai turisti stranieri degli utili opuscoli e talvolta anche dei mini glossari contenenti sia i vocaboli di maggiore diffusione sia le espressioni tipiche dell’imprevedibile e pittoresco inglese colloquiale di Singapore2.

Parole ed espressioni di derivazione hokkien

hokkien, Fujian, Cina, cinese, dialetti cinesi

Un notevolissimo contributo, per quanto riguarda l’ingresso di nuovi vocaboli di largo uso nell’inglese colloquiale di Singapore, risulta essere stato apportato dalle numerose e diversificate realtà dialettali cinesi presenti nel territorio, in particolar modo dai dialetti più comuni sull’isola quali: hokkien, teochew e cantonese.

Tra queste tre realtà dialettali però una posizione di inconfutabile prestigio, in merito al grado di influenza esercitato sulla formazione del lessico dell’inglese colloquiale di Singapore, dovrebbe essere doverosamente riconosciuta al dialetto hokkien, le cui origini sembrerebbero essere riconducibili ad alcune aree dell’estremità meridionale della odierna provincia cinese di Fujian (Cina meridionale)3.

Tra gli innumerevoli prestiti provenienti dal dialetto cinese hokkien, appartenente al ramo delle lingue sinitiche, si possono annoverare diversi vocaboli e molteplici espressioni di uso quotidiano come la dicitura Ah Beng, che è una traslitterazione dei caratteri dell’alfabeto cinese 阿明, attraverso cui viene scritto un nome proprio di persona molto comune tra gli individui cinesi di sesso maschile.

Questa espressione nell’inglese colloquiale di Singapore assume però un significato molto diverso; infatti, è spesso usata in senso denigratorio per indicare una persona che mostra uno scarso interesse nella cura del proprio abbigliamento e della propria persona in senso lato.

In una frase tipica dell’inglese colloquiale di Singapore come ad esempio:

«Why you go and make friend with those Ah Beng Ah Seng?»,

che nell’inglese standard di Singapore potrebbe essere tradotta:

«Why are you associating with those Ah Bengs?»

ed in italiano potrebbe diventare:

«Perchè frequenti (vai in giro con) quei miserabili?» (5),

l’espressione Ah Beng Ah Seng, traslitterazione dei caratteri 阿明阿成 indica un gruppo di persone abbastanza trasandate e poco affidabili, rendendo sia l’idea di una cerchia di individui accomunati da caratteristiche simili sia il senso del plurale dell’espressione Ah Beng.

Bisogna ricordare però che la dicitura Ah Seng, considerata isolatamente, enfatizza il carattere dispregiativo di qualsiasi termine al quale viene posposta.

Un ulteriore prestito di origine hokkien è la parola Suaku, anch’essa frutto della traslitterazione dei caratteri 山龜, spesso impiegata per additare una persona arretrata o, in modo ancor più dispregiativo, un individuo di scarsa cultura.

Di derivazione hokkien risultano essere anche la voce Ah Pek, taslitterazione degli ideogrammi cinesi 阿伯, alla quale, nella varietà dell’inglese colloquiale di Singapore, si fa comunemente ricorso per indicare una persona anziana di sesso maschile, il vocabolo Ah Soh, a sua volta traslitterazione dei caratteri 阿嫂 tramite il quale la popolazione giovanile di Singapore è solita riferirsi le donne di mezza età e l’aggettivo Sian, frequentemente usato in sostituzione degli aggettivi inglesi bored (annoiato) o tired (stanco).

Anche nel modo di manifestare il proprio piacere nei confronti di qualcosa o il proprio apprezzamento verso qualcuno, gli abitanti di Singapore sono soliti ricorrere a molti altri termini di provenienza hokkien.

Potrebbe esserne un palese esempio la parola Song, traslitterazione del grafema cinese , la quale il più delle volte sostituisce l’aggettivo inglese good (buono) o l’avverbio (bene) in alcune esclamazione del tipo:

«After the bath, I feel very song!»

«Dopo il bagno, mi sento benissimo!».

Quando poi si tratta di esprimere il proprio gradimento o la propria ammirazione nel descrivere una donna particolarmente attraente, il termine hot chick (fig. bella ragazza), tipico dello slang della lingua inglese parlata negli Stati Uniti d’America, è spesso rimpiazzato dalla parola Chiobu, anch’essa presa in prestito dal dialetto cinese hokkien6.

I prestiti del teochew

Guangdong, teochew, dialetto teochew

Rientrano invece nella cerchia dei prestiti lessicali derivanti dal dialetto cinese  teochew (l’epicentro della cui propagazione sembrerebbe essere individuabile sulla costa orientale dell’odierna provincia di Guangdong, più precisamente nell’antica città portuale di Swatow o Shantou in mandarino)7 una moltitudine di vocaboli, nonché diversi modi di dire capaci di ravvivare ogni tipo di conversazione informale.

Ne è un esempio il famoso detto:

«Ai Pee, Ai Chee, Ai Tua Liap Nee!»

il quale tradotto letteralmente in inglese diventerebbe:

«Want cheap, want pretty, want big breast!»,

cioè:

«La vuoi semplice, carina e con un grande animo!»,

spesso riferito ad individui assai pretenziosi le cui aspettative risultano essere palesemente irrealizzabili.

Al fine di meglio comprendere il senso metaforico di tale espressione, si potrebbe prendere in esame la seguente frase:

«Singaporeans are very hard to please, one. They all Ai Pee, Ai Chee, Ai Tua Liap Nee!»

che tradotta seguendo un criterio non strettamente letterale potrebbe diventare:

«I singaporiani sono difficilissimi da soddisfare. Sono tutti incontentabili!»8.

Di derivazione teochew risulterebbero essere anche il termine Ah Nia, al quale, in sostituzione dei tradizionali aggettivi inglesi pretty e beautiful (rispettivamente carina e bella), si potrebbe far ricorso per descrivere in maniera alternativa una ragazza decisamente giovane e di bella presenza9 ed ancora la usuale parola orni (o in modo più preciso o-nee, tramite la quale ci si riferisce ad un tipico dolce della tradizione culinaria teochew a base di zucca e patata dolce americana.

La trascrizione fonetica di tale termine, secondo i simboli grafici dell’alfabeto fonetico internazionale, risulta essere /ɒ’ni:/, la quale, a sua volta, altro non è che il risultato della combinazione di due ideogrammi cinesi: (/ɒ/), con il quale viene rappresentata la patata dolce americana, e (/ni:/), diffusamente utilizzato in cucina tra i cuochi di origine teochew per descrivere determinati composti alimentari particolarmente omogenei i cui ingredienti essenziali, una volta ultimato il processo di lavorazione, assumono la consistenza di una poltiglia10.

Rimanendo nell’ambito della terminologia culinaria, non ci si può dispensare dal far menzione di ulteriori prestiti il cui uso, con il trascorrere dei decenni, è divenuto sempre più ricorrente, specialmente nel dominio delle conversazioni informali ed anch’essi rigorosamente provenienti dalle varie realtà dialettali della lingua cinese più diffuse a Singapore come ad esempio: Char Kwai Teow (traslitterazione dei grafemi cinesi 炒粿条, che è il nome di un tipico piatto della cucina hokkien a base di spaghetti di riso fritti, germogli di fagioli, uova e molluschi bivalve esaltato da una salsa di soya nera dal sapore decisamente dolce)11, Popiah (il nome originario con il quale gli hokkien residenti a Singapore sono soliti riferirsi ai celeberrimi involtini primavera, nonché traslitterazione degli ideogrammi 薄饼12 aventi, a loro volta, il significato letterale di [biscotto sottile], probabilmente in riferimento alla finissima pellicola fatta di farina in pastella di cui è costituito l’involucro esteriore)13 e Chze Char (la cui traduzione letterale dal dialetto hokkien all’inglese risulterebbe essere cook and fry, in italiano “cuoci e friggi”, usata in senso generico per indicare alcune tipiche portate della tradizione gastronomica cinese acquistabili nei numerosi chioschetti ambulanti che inebriano e caratterizzano i mercati e le principali piazze della “Città del Leone”)14.

Tutto questo caldo ti ha fatto venire sete, vero?  😉 Una bella bevuta è proprio quello che ci vuole!

Cosa preferisci un Teh-Peng, un Bandung o ti tieni leggero con un Ice Kosong?

Badung, Singapore

Anche per quanto concerne la nomenclatura di molteplici bevande si fa spesso ricorso a dei prestiti linguistici di varia provenienza.

Nelle giornate di maggiore calura, ad esempio, i ragazzi di Singapore sono soliti rivolgersi al barman di turno ordinando possibilmente un Teh-Peng (dall’hokkien tè con ghiaccio), un Bandung (bevanda malese di origine indiana a base di latte di capra e sciroppo di rose) o più semplicemente dell’acqua ghiacciata chiedendo magari di un Ice Kosong (ibridazione lessicale formata dall’unione del termine inglese ice [ghiaccio] e dall’aggettivo malese Kosong [vuoto])15.

Teh Peng - Singapore- hokkien

Parole ed espressioni di origine cantonese

Guangxi, cantonese, cina, cinese

Una considerevole quantità di prestiti lessicali di notevole attualità e di diffuso utilizzo tra la popolazione giovanile di Singapore, specialmente nel dominio della comunicazione informale, affonda le sue radici nel patrimonio lessicale di un altro dialetto cinese, a sua volta originatosi in alcune zone costiere della Cina meridionale quali l’attuale provincia di Guangdong e parte della zona periferica orientale della odierna provincia di Guangxi16, ovvero quello cantonese.

Tra i prestiti che nel tempo questa realtà dialettale è stata in grado di offrire all’inglese colloquiale di Singapore, godono di una non indifferente popolarità Pak Toh, che, in modo particolare nel linguaggio giovanile, sostituisce sempre più frequentemente il verbo inglese to flirt (amoreggiare, civettare, flirtare) ed anch’esso traslitterazione dei caratteri dell’alfabeto cinese 拍拖, Pok Kai soventemente impiegato in alternativa all’espressione inglese to go bankrupt (fallire)17.

Vi sono poi diversi vocaboli anch’essi appartenenti al gergo della ristorazione tra cui: Har Gau (un piatto tipico della cucina tradizionale cantonese molto apprezzato dai turisti e dai viaggiatori occasionali che consiste in una sorta di grossi ravioli ripieni di gamberetti avvolti in una particolarissima pellicola traslucida e la cui etimologia risulta essere riconducibile alla traslitterazione dei grafemi [gamberetto] e [gnocchi oppure polpette]), Char Siew (letteralmente “allo spiedo”, tale dicitura è ampiamente utilizzata per indicare un altro piatto tradizionale della cucina cantonese a base di carne magra di maiale disossata, cotta allo spiedo ed in fine insaporita con miele, salsa di soya e spezie varie, derivato dalla traslitterazione di che indica sia la forca sia il verbo infilzare] e di [arrostire, infiammare o bruciare]) e Chee Cheong Fun che è il nome con il quale vengono chiamati i tipici ravioli artigianali cantonesi ricavati da un impasto non lievitato fatto di acqua e farina di riso ed il cui processo di cottura viene eseguito rigorosamente al vapore, spesso ripieni di polpa di maiale, vitello o gamberetti ed in fine serviti in una salsa nera dolciastra cosparsa di semi di sesamo18.

I prestiti dal dialetto del popolo ospite: l’hakka

Diffusione del popolo e del dialetto Hakka in Cina, Hong Kong, Taiwan e Macau -

Sebbene in misura decisamente minore rispetto ai più diffusi dialetti hokkien, teochew e cantonese, anche un’altra realtà dialettale di origine cinese come quella hakka, presente sull’isolotto sin dai primi anni del grande boom economico di fine Ottocento, ha contribuito a all’arricchimento lessicale dell’inglese di Singapore.

Tradizionalmente grandi migratori e particolarmente orgogliosi della propria identità linguistica19, gli hakka, meglio conosciuti in gran parte della Cina (ma soprattutto a Singapore) con l’appellativo di “Popolo Ospite”20, hanno fatto si che del lessico del Singlish potesse entrare a far parte l’espressione Boh Bah Ti (versione hakka dell’espressione hokkien Mm Tzai Si) mediante la quale vengono abitualmente ammoniti gli individui dotati di notevole audacia e particolarmente sprezzanti del pericolo.

In alcuni quartieri popolari di Singapore, dove la presenza hakka è più radicata, non risultano essere affatto rari i casi in cui tale espressione è usata in sostituzione della stessa versione hokkien Mm Tzai Si. La traduzione letterale della dicitura Mm Tsai Si, nella lingua inglese standard, risulterebbe essere unconscious of death (incurante della morte) ma ovviamente, in un’ottica decisamente più generale, potrebbe essere resa con “incosciente” nel senso di “incurante del pericolo”, come lo si potrebbe palesemente evincere prendendo in esame una frase del tipo:

«Why you go and make fun of Ah Beng’s tatoo? Mm Tzai Si!»,

che in italiano diventerebbe:

«Perché ti prendi gioco dei tatuaggi di quegli scapestrati? Incosciente!»21.

Tra le varie realtà linguistiche appartenenti al ramo delle lingue sinitiche, ognuna delle quali risulta essere ormai divenuta parte integrante del complesso e variegato sistema linguistico singaporiano, una posizione di particolare prestigio spetterebbe anche al cinese mandarino.

Cosa si intende per cinese mandarino?

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In senso generico, il termine cinese mandarino risulterebbe essere riferito ad una molteplicità di realtà dialettali geograficamente localizzabili nel nord della Cina e più o meno accomunate da caratteristiche simili.

Nella sua forma standard però lo si potrebbe intendere come una lingua quasi artificiale alla creazione della quale hanno contribuito, con diversi livelli di intensità, quasi tutti i dialetti del nord della Cina ma della quale il dialetto di Beijing (Pechino) rimane comunque il fulcro normativo22, in particolar modo per quanto concerne la risoluzione delle non poche problematiche inerenti la pronuncia, la quale è divenuta nel tempo l’unica ad essere ufficialmente riconosciuta dai governi di: Repubblica Popolare Cinese (dove è conosciuta come Putonghua, che tradotto letteralmente significa “cinese standard moderno”), Taiwan (dove è nota come Guoyu, letteralmente “lingua nazionale”) e Singapore23.

Energicamente supportato nell’ambito delle politiche dell’istruzione perseguite dal People’s Action Party, sempre più votate verso il bilinguismo, ma soprattutto dalla Speak Mandarin Campaign lanciata dal Ministero della Cultura nel 1979 allo scopo di arginare la galoppante diffusione degli altri dialetti cinesi, il cinese mandarino verso la fine degli anni Ottanta era già considerato dai vertici del Governo uno strumento imprescindibile tramite il quale l’intero sistema economico dello Stato insulare avrebbe potuto accedere con maggiore successo alle innumerevoli e sempre più diversificate risorse economico-finanziarie della Repubblica Popolare Cinese24.

A diretta conseguenza di ciò, anche il notevole impatto avuto dal cinese mandarino sulla composizione del lessico del Singlish non ha tardato a manifestarsi in tutto il suo vigore, traghettando così sull’isola termini come; mah fan con il quale vengono sistematicamente rimpiazzati sia l’aggettivo bothersome (fastidioso, seccante) sia il verbo to bother (infastidire, scocciare) in espressioni del tipo:

«Why you always come and mah fan me one?»

«Perchè vieni sempre ad infastidirmi?»

oppure:

«Why they want to ask so many questions? So mah fan one!»

«Perché vogliono fare così tante domande? Sono così fastidiosi!»,

gua gua jiao (versione mandarina dell’hokkien kiu kiu kio) che molte volte sostituisce l’inglese to make a lot of noise in alcune frasi come:

«Aiyah25, you told me how many times oreddy! I’ll do it! Just don’t kiu kiu kio anymore, can or not?»

«Uffa, quante volte me lo hai già detto! Lo farò! Allora non ti lagnare più, ce la fai?»26,

lei cha fan, che, derivato tramite traslitterazione dai caratteri cinesi (macinato) (tè) e (riso bollito), è il nome di un tipico piatto cinese di origine hakka costituito da una miscela di foglie di tè tritate, arachidi e semi di sesamo a cui viene aggiunto del riso sbollentato, nian gao, traslitterazione di 年糕, che è il nome di un tipico dolce della pasticceria tradizionale cinese dalla consistenza vischiosa a base di farina di riso glutinoso, tradizionalmente consumato durante i festeggiamenti del Capodanno cinese o ancora delle comuni interiezioni mah (utilizzato per enfatizzare o esprimere l’evidenza di qualcosa) ed oei (usato spesso in sostituzione di hey per richiamare o ravvivare l’attenzione dell’interlocutore di turno)27.

Approfondimenti e letture consigliate

2Eliot Joshua, Bickersteth Jane, Singapore Handbook, second edition, Footprint Handbooks Ltd, Bath, 2001, United Kingdom.

3Backman Michael, Butler Charlotte, Big in Asia: 25 strategies for business success, Palgrave Macmillan, Basingstoke, Hampshire, 2003, United Kingdom.

7Lee Khoon Choi, Pioneers of modern China: Understanding the inscrutable Chinese, World Scientific Publishing Co. Pte. Ltd., Singapore, 2005, Republic of Singapore.

16Snow B. Donald, Cantonese as written language: the growth of a written Chinese vernacular, Hong Kong University Press, Aberdeen, Hong Kong, 2004, (PRC).

19Hattaway Paul, Peoples of the Buddhist World: a Christian prayer diary, Piquant Editions Ltd., Carlisle ·Waynesboro, 2004, United Kingdom, United States of America.

20Hashimoto J. Mantaro, The Hakka Dialect: A Linguistic Study of its Phonology, Syntax and Lexicon, Princeton-Cambridge Studies in Chinese Linguistics, Cambridge University Press, Cambridge, first published 1973, first paperback printing 2010, United Kingdom.

22Grasso John-Francis, The Everything Speaking Mandarin Chinese Book: Simple Techniques to Improve your Speaking and Writing Skills, Everything, F+W Publications, published by Adams Media, Avon, MA, 2007, United States of America.

23Lee Yungkin Philip, Poket Mandarin Chinese Dictionary, Perlipus Edition (HK) Ltd., Singapore, 2002, Republic of Singapore.

24Wan Guofang, The Education of Diverse Student Populations: A Global Perspective, Exploration of Educational Purpose 2, Springer Science + Business Media B.V., Ohio University, Athens, OH, 2008, United States of America.

25Hussain Zakir, How to Use ‘aiah’? Look it up online, lah,The Straits Times Interactive, Singapore, february, 10th, 2006, Republic of Singapore, aiyah int. Exclamation used at the beginning of a sentence to express consternation, despair, dismay, exasperation and so on., trad :«aiyah int. Esclamazione usata all’inizio di una frase per esprimere costernazione, disperazione, sgomento, esasperazione e così via.».

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Dr. Biagio Faraci

Direttore del Centro di Formazione, Consulenza e Sviluppo Web IKAROS CONSULTING di Montemaggiore Belsito (PA). Docente di lingua inglese presso: I.I.S. Luigi Failla Tedaldi - Istituto Professionale Agrario di Castelbuono (PALERMO); Docente di lingua tedesca presso: Istituto Comprensivo N. Botta di Cefalù (PALERMO)

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