Negli ultimi anni le denunce a causa malattie professionali hanno letteralmente sconvolto il settore delle costruzioni edili. Cosa bisogna fare per evitare una valanga di sanzioni amministrative e procedimenti penali? Lo spiegheremo nell’articolo di oggi!
Malattie professionali: quando le denunce e gli indennizzi sono dietro l’angolo come possiamo evitarle?
Le malattie professionali rappresentano uno dei temi prioritari per una efficace azione di promozione e tutela della salute nei luoghi di lavoro.
L’analisi dell’andamento delle denunce di malattia professionale nel periodo 2004-2008 rivela come dopo un primo triennio (2004 – 2006) di sostanziale stabilità, intorno ai 26.300 casi, si è assistito ad una sensibile crescita di circa 2.000 casi nel 2007 e ad un ulteriore incremento nel 2008, anno in cui sono pervenute 29.590 denunce, vale a dire un migliaio in più rispetto all’anno precedente.
Le malattie professionali sono protagoniste anche nel 2010 di un nuovo record di denunce.
Il boom rilevato nel 2009 si è ripetuto, addirittura con un’ulteriore accelerazione: 41.928 denunce, circa 7.500 in più del 2009.
Occorre risalire al 1993, quando furono circa 46.000, per trovare un valore più elevato.
La crescita del fenomeno, osservata già da alcuni anni, si è fatta nell’ultimo biennio eccezionale.
Ma, piuttosto che ad una situazione di tipo negativo, conseguente ad un ipotetico, improvviso peggioramento delle condizioni di salubrità negli ambienti di lavoro, si ritiene che tale crescita sia più verosimilmente riconducibile ad una progressiva quanto auspicata emersione del fenomeno dovuta principalmente a tre fattori, causa-effetto l’uno degli altri.
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Emersione delle malattie “perdute”.
Rispetto agli infortuni che sono originati da un evento istantaneo e traumatico, le malattie professionali hanno la peculiarità di un’insorgenza di natura lenta e subdola, che richiede tempi anche molto prolungati prima di manifestarsi.
D’altronde è noto e segnalato da più parti, istituzionali e non, che i dati ufficiali sul fenomeno tecnopatico soffrono di una storica sottovalutazione, attribuibile a una serie di motivi tra cui, appunto, i lunghi periodi di latenza di alcune patologie, le difficoltà di individuazione e accertamento del nesso causale ed anche per un significativo fenomeno di “sottodenuncia” da parte dei lavoratori.
Il notevole aumento degli ultimi anni si può quindi ricondurre senz’altro ad una più matura consapevolezza raggiunta da lavoratori e datori di lavoro.
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Le malattie muscolo-scheletriche nelle nuove “tabelle” delle malattie professionali
Va considerato, inoltre, l’impegno del legislatore nell’aggiornamento dell’elenco delle malattie professionali con obbligo di denuncia da parte dei medici esterni che ne vengano a conoscenza, concretizzatosi con l’emanazione del DM del 14.01.2008.
Dal punto di vista normativo il 2008 si è distinto anche per l’aggiornamento delle Tabelle delle malattie professionali: col DM del 9.4.2008 si sono approvate le nuove Tabelle delle malattie professionali, beneficianti della “presunzione legale di origine”, ferme al 1994 (dpr n. 336).
La pubblicazione delle nuove Tabelle delle malattie professionali costituisce un ulteriore passo in avanti nella tutela del lavoratore, uno strumento normativo che recependo i più recenti studi e conoscenze in materia di tecnopatie, si adegua alle mutate caratteristiche del rischio lavorativo con l’effetto, tra gli altri, di agevolarne il processo di riconoscimento.
Rilevante in tal senso l’inserimento in tabella delle malattie muscolo-scheletriche causate da sollecitazioni biomeccaniche, sempre più diffuse tra i lavoratori.
Tendiniti, affezioni dei dischi intervertebrali, ecc. hanno spodestato in graduatoria malattie storiche come l’ipoacusia, le malattie respiratorie e quelle cutanee, affermandosi come il rischio più frequente di malattia da lavoro.
Tale passaggio avrà anche l’effetto di capovolgere il rapporto tra le fattispecie “tabellate” e “non tabellate” (le malattie professionali per le quali è richiesto al lavoratore l’onere della prova del nesso causale con l’attività lavorativa svolta), a favore delle prime che diverranno la componente preponderante.
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Le denunce plurime.
Nel dm 9 aprile 2008 si specifica in modo dettagliato, la denominazione della patologia tabellata, abbandonando la definizione generica “malattia da … (agente patogeno)”.
In tal senso, grazie all’elevata articolazione delle patologie, le tabelle costituiscono ora un vero e proprio strumento operativo di riferimento per il medico in tema di malattie lavoro-correlate, favorendo l’emersione di una serie di patologie meno note o sottovalutate in passato nonché, in alcuni casi, la denuncia di più malattie insistenti su un unico lavoratore e connesse alla sua mansione (ad esempio per le malattie al sistema mano-braccio da vibrazioni meccaniche ci si può attendere da una a sei denunce per lo stesso rischio).
Al riguardo, negli ultimi due anni, si è assistito ad un notevole aumento delle denunce “plurime” (più malattie denunciate contemporaneamente da un lavoratore) con un rilevante effetto sul conteggio complessivo dei casi.
Le malattie professionali in Italia
Come gli infortuni sul lavoro, le malattie professionali in Italia mostrano, nel complesso, una tendenza al ribasso nel decennio 1990-2000.
Se agli inizi degli anni novanta il numero delle denunce dei casi di malattia professionale si aggirava intorno ai 55.000 casi annui, nel primo quinquennio del 2000 si sono registrati mediamente 26.000 denunce.
Ciò significa che il numero delle denunce si è ridotto di più della metà; ma purtroppo i dati relativi a questo ultimo quinquennio(2006-2010)mostrano un trend crescente: si passa da circa 26.500 casi (nel 2006) a circa 42.000 denunce nel 2010.
Per quanto riguarda la distribuzione nel tessuto produttivo nazionale, i dati INAIL rivelano, per il periodo 2006-2010, che nell’Industria e nei Servizi si accentra circa il 91% dei casi, e nell’Agricoltura si concentra il restante 9%. In termini relativi l’aumento è notevolmente maggiore nella gestione Agricoltura rispetto alla gestione Industria e sevizi.
Fig 3.2.1 – Andamento delle malattie professionali in Italia
Negli anni precedenti l’emanazione del D.M 81/2008 le malattie tabellate hanno visto diminuire sensibilmente la loro consistenza, a favore delle non tabellate, ovvero delle patologie lavoro-correlate per le quali spetta al lavoratore la dimostrazione del nesso causale; l’incidenza delle malattie non tabellate infatti ha raggiunto nel 2008, l’ 86% di tutte le denunce (erano pari al 79% nel 2004).
Questa percentuale sostanzialmente confermata nell’industria e nei servizi e nei dipendenti conto stato, è ancora più alta nell’agricoltura (94%).
Fig 3.2.2 – Andamento malattie tabellate e non tabellate.
L’emanazione del decreto ministeriale 9 aprile del 2008 e l’adozione delle nuove tabelle ha comportato l’inversione del rapporto tra patologie tabellate e non tabellate; se come detto prima queste ultime erano arrivate a rappresentare oltre l’80% delle denunce, l’adeguamento tabellare ne ha comportato il sostanzioso ridimensionamento,con ampia prevalenza della categoria tabellata.
Protagoniste, del 2010, sono le malattie osteo-articolari e muscolo-tendinee, dovute a sovraccarico biomeccanico.
Rappresentano da sole, con quasi 26.000 denunce nel 2010, circa il 60% del complesso.
Affezioni dei dischi intervertebrali (oltre 9.000 denunce) e tendiniti (più di 8.000) sono le patologie più frequenti: più che raddoppiate in cinque anni di osservazione.
A tale accelerazione, particolarmente osservabile nell’ultimo biennio, ha contribuito senz’altro, si ripete, l’effetto dell’entrata a regime del dm 9 aprile 2008 che, inserendo queste patologie in tabella, ha attribuito loro “la presunzione legale di origine”, agevolando e incentivando il ricorso alla tutela assicurativa.
L’ipoacusia da rumore rimane ancora, naturalmente, tra le malattie più denunciate.
Fino al 2008 rappresentava la patologia specifica più numerosa, seppure con un trend decrescente.
Nel 2010 le quasi 6.300 denunce rappresentano un’inversione di tendenza, con un aumento di circa 600 casi rispetto all’anno precedente (si segnala come, per questa patologia, il decreto abbia ampliato il numero delle lavorazioni, previste in tabella, che ne determinano l’insorgenza).
L’aumento del 7% dell’insieme delle patologie da amianto rispetto al 2009 ne conferma il trend crescente degli ultimi anni, risultato atteso in considerazione dei periodi peculiari di latenza pari anche, come nel caso del mesotelioma, a 40 anni col picco di manifestazione stimato intorno al 2025. Asbestosi (circa 600 l’anno) neoplasie da asbesto e placche pleuriche concorrono per il 2010 alle 2.300 denunce di malattie causate dall’amianto.
Intorno a 300 i casi denunciati di silicosi nell’ultimo quinquennio, con una certa variabilità negli anni.
I tumori professionali, sono principali causa di morte per malattia tra i lavoratori.
Le cifre rilevate dall’INAIL devono, purtroppo, considerarsi sottostimate a causa delle difficoltà di riscontro del nesso causale e della ancora ridotta consapevolezza della possibile natura professionale di molti tumori.
I tumori denunciati (compresi quelli da asbesto) – per il complesso delle gestioni – continuano a superare i 2.000 casi l’anno, restando tra le patologie professionali più frequenti.
Un ultimo accenno alle malattie professionali di natura psichica. L’evoluzione negli ultimi anni del rapporto lavorativo, complice il protrarsi della crisi economica e il fenomeno del precariato, ha contribuito ad innescare in alcuni lavoratori malesseri e disagi psicologici, fino a concretizzarsi, in alcuni casi in vere e proprie malattie, definibili sinteticamente come disturbi psichici da stress lavoro-correlato.
Dal punto di vista normativo, nel 2010 il Ministero del Lavoro, con circolare del 18 novembre, ha fornito le indicazioni metodologiche per la valutazione, da parte dei datori di lavoro, dello stress lavoro-correlato negli ambienti di lavoro (così come previsto dal Testo unico DLgs n. 81/2008 e successive modifiche).
Per tipo di conseguenza tra infortuni sul lavoro e malattie professionali, è riscontrabile immediatamente una differenza sostanziale: negli infortuni circa il 95% degli indennizzi è rappresentato da inabilità temporanee; nell’ambito delle malattie professionali è invece la menomazione permanente a contare, negli ultimi anni, circa l’80% dei casi indennizzati.
Una differenza spiegata dalla peculiarità dei due eventi lesivi: il primo accidentale e traumatico,però con possibilità di guarigione e relativi tempi migliori, più insidioso e il più delle volte con esiti permanenti più gravi il secondo.
Fig 3.2.3- Malattie professionali indennizzate per tipo di conseguenza
(media 2005-2010)
Tra i settori di attività, quello Metallurgico con il 17% del totale, e quello delle Costruzioni con il 15%, sono quelli ove si annoverano il maggiore numero di casi di malattia professionale.
La somma dei due ricopre quasi il 32% dei casi di malattia professionale che si verificano nel settore dell’Industria.
La risposta al perché essi siano dei settori altamente a rischio può essere data, facendo riferimento al tipo di lavorazione svolta, nonché alle attrezzature impiegate, alla organizzazione e struttura del lavoro, che caratterizza i vari settori di attività.
Fig 3.2.4 – Distribuzione dei casi di malattia professionale per settore di attività (media 2005-2010)
Le malattie professionali nel settore delle costruzioni
Le malattie professionali nel settore delle costruzioni mostrano un andamento crescente, con un accelerazione repentina in questi ultimo quinquennio: si passa da 3.231 casi denunciati nel 2006 a 5.934 denunce nel 2010; in termini percentuali il fenomeno in questi anni mostra un incremento del 84%.
Fig 3.3.1 – Andamento dei casi di malattia professionale per anno d’evento.
Aumentano anche i casi riconosciuti, e quelli che hanno diritto ad un indennizzo economico, infatti dopo un trend decrescente registrato tra il 2001 e il 2004 le malattie professionali indennizzate presentano un notevole sviluppo.
Da 1.017 casi indennizzati nel 2005 si arriva a 2.260 casi indennizzati nel 2010.
Le classi di età maggiormente colpite sono 50-64 anni con una percentuale del 56% e 35-49 anni (32%);
Le classi di età più piccole risentono meno il fenomeno delle malattie professionali sempre per la peculiarità di quest’ultime ovvero per i lunghi tempi d’intercorrenza tra la contrazione della patologia e il suo manifestarsi.
Rispetto al complesso dell’Industria, nel settore delle costruzioni le patologie definite si attestano intorno al 19% mentre quelle indennizzate intorno al 30%, una quota che indica una concentrazione relativamente elevata per il settore.
Nelle costruzioni circa il 91% degli indennizzi è rappresentato da inabilità permanente; il 7% inabilita temporanea e il restante 2 % morte;
A rendere ancora più grave il quadro appena esposto è il fatto che la crescita non riguarda solo il numero di malattie professionali denunciate in valore assoluto, che si potrebbe spiegare con la crescita occupazionale registrata nel settore, ma riguarda soprattutto gli indici di incidenza.
Tali indicatori ottenuti rapportando il numero di infortuni con il numero di addetti, nel periodo 2005-2009, incrementano da 0,59 a 1,13 (frequenza relativa per 1000 addetti).
Fig 3.3.2 – Andamento dei casi di malattia professionale espresse in termini di indice di incidenza per mille addetti.
Delle malattie riconosciute, la maggiore incidenza è data dalle ipoacusie e sordità da rumore con una media di 375 casi annui, che rappresentano circa il 60% delle malattie tabellate.
Seguono le malattie osteo-articolari con una media 71 casi all’anno, e le malattie cutanee in ragione del gran numero di sostanze chimiche presenti nei materiali comunemente in uso nel settore, in grado di indurre effetti irritativi con manifestazioni cliniche a livello cutaneo di tipo permanente.
Fig 3.3.3 – Tipo di malattia professionale che ha causato il maggiore numero di eventi. (media 2001-2010)
L’imponente presenza di queste malattie professionali è collegata ad alcuni fattori che caratterizzano la natura del settore delle costruzioni.
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Rumore (a cui si accompagnano spesso le vibrazioni), diventato uno dei problemi fondamentali del cantiere in quanto: la meccanizzazione spinta oggi presente nel cantiere (impianti, macchine, utensili elettrici) sommata alla natura delle lavorazioni (demolizione, costruzione, perforazione, ecc.) incidono oggi sulla salute dei lavoratori del cantiere in modo molto marcato;
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Movimentazione manuale dei carichi presente nelle costruzioni più che in altri settori industriali: le lavorazioni di cantiere richiedono sempre l’utilizzo e quindi lo spostamento di attrezzature, materiali e componenti di masse che possono anche essere notevoli (sia per volume, che per peso) e di movimenti ripetitivi che possono nuocere all’apparato muscolo-scheletrico;
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Attività producenti polveri e fibre di varia natura a seconda del tipo di sito in cui si opera, di lavorazione che si sta effettuando, dei materiali che si stanno utilizzando (movimento terra, demolizione, malte e calcestruzzi, polveri organiche, isolamento, rimozione lastre cemento-amianto, ecc.);
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Ambiente di lavoro non protetto: nel cantiere si lavora all’aperto durante periodi diversi; si è quindi soggetti ad escursioni termiche giornaliere e stagionali che influiscono sullo stato generale di salute;
Per tipo di conseguenza, tra le malattie tabellate, l’ipoacusia causa il 50% degli eventi indennizzati con inabilità permanente, seguita dalle malattie cutanee e dalle malattie osteo-articolari rispettivamente con il 17% e il 13%.
Riguardo l’ipoacusia (particolare forma di sordità) , al Titolo VIII, Capo II, il DLgs 81/2008 prende in considerazione le misure di protezione dei lavoratori contro i rischi di esposizione al rumore durante il lavoro.
Prevede per il datore di lavoro la Valutazione dell’esposizione al rumore, l’obbligo di eliminare i rischi alla fonte o di ridurli quanto più possibile al minimo e ancora impone al datore di lavoro di fornire dispositivi di protezione individuale per l’udito nel caso in cui i rischi derivanti dal rumore non possono essere evitati.
Questo infine deve sottoporre i propri lavoratori a sorveglianza sanitaria.
Il Titolo VI del testo unico tratta la movimentazione manuale dei carichi e le disposizioni generali atte a ridurre patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolari dorso-lombari.
All’art. 168 vengono riportati gli obblighi del datore di lavoro.
Tale articolo prevede per questa figura, l’obbligo di adottare le misure organizzative necessarie e di ricorrere alle attrezzature meccaniche per evitare la necessità di una movimentazione manuale dei carichi da parte dei lavoratori, qualora ciò non sia possibile è previsto che il datore di lavoro adotti le misure organizzative necessarie, ricorra a mezzi appropriati e munisca i lavoratori di mezzi adeguati.
In aggiunta, deve fornire le informazioni adeguate relativamente al peso e alle caratteristiche del carico movimentato e fornire la formazione e l’addestramento adeguato.
3.4 Le malattie professionali nelle costruzioni edili
Tra i sei settori di attività, quello delle costruzioni edili è quello all’interno del quale si verificano il maggiore numero di malattie professionali, con una media di 2.436 denunce ogni anno(63% del totale delle costruzioni), seguito dal settore delle costruzioni di Strade e ferrovie con il 16% e costruzioni di Impianti con il 15%.
Di contro i settori di attività nei quali si verificano il minore numero di malattie professionali sono quelli delle costruzioni Idrauliche con il 3% e costruzioni di Linee e Condotte 2%, seguito dal settore delle costruzioni di fondazioni speciali con 1%.
Fig 3.4.1 – Distribuzione dei casi di malattie professionali per codice di tariffa (media 2001-2010)
Queste percentuali non vengono confermate, dall’analisi eseguita in termine di indice di incidenza.
Da questa emerge che, il maggiore numero di denunce di casi di malattia professionale si verificano nel settore delle costruzioni di fondazione speciali con un indice medio per mille addetti pari a 1,34, segue il settore delle costruzioni di idrauliche con un indice pari a 1,27.
Di contro i settori di attività ove si registrano incidenze più basse per il settore delle costruzioni sono quelli delle costruzioni edili e delle costruzioni di impianti con indici rispettivamente pari a 0,89 e 0,37 per mille addetti.
Fig 3.4.2 – Indice di incidenza per Codice di tariffa. ( media 2005-2009 )
Focalizzando l’attenzione alla frequenza degli infortuni mortali, la graduatoria si inverte radicalmente; il settore delle costruzioni Idrauliche e quello delle costruzioni di impianti con un indice rispettivamente di 0,032 e 0.030 per mille addetti sono quelli ove si annoverano il maggiore numero di casi mortali.
Fig 3.4.3 – Casi Mortali: Indice di incidenza per Codice di tariffa.
(media 2005-2009)
Dall’analisi oggettiva dei dati numerici, si deduce purtroppo che le malattie professionali denunciate nelle costruzioni edili sono in sostanziale crescita: dalle 1.728 denunce nel 2001, si passa a 2.236 nel 2005 e ancora queste aumentano fino ad avere nel 2010, 3.448 denunce di malattie professionali; si può affermare quindi che le malattie professionali in edilizia si sono quasi raddoppiate.
Fig 3.4.4- Andamento dei casi di malattia professionale per codice tariffa e anno d’evento.
Anche nelle costruzioni edili il 91 % delle malattie professionali indennizzate ha come conseguenza l’inabilità permanente, il 7% l’inabilità temporanea e il residuo 2% provoca la morte.
Identicamente al settore economico delle costruzioni le classi di età maggiormente colpite sono 50-64 anni (55%) e 35-49 anni (33%).
Fig 3.4.5 – Malattie professionali denunciate anno di evento e classe di età.
Analizzando i dati disaggregati per ripartizione territoriale, ci si accorge che il maggior numero di denunce di malattia professionale si ha al centro e al nord-est entrambi con una percentuale del 26%, seguono il sud e il nord-ovest con percentuali rispettivamente del 20% e 19%.
Nelle isole la percentuale è del 9%.
Fig 3.4.6 – Malattie professionali denunciate nel settore delle costruzioni edili per ripartizione territoriale.
Analizzando il tipo delle malattie professionali si evince che nel periodo 2001-2010 la malattia professionale che ha causato il maggior numero di eventi è sempre l’ipoacusia e sordità con una media per il periodo in esame di 248 casi l’anno; seguono le malattie cutanee e le malattie osteo-articolari con una media rispettivamente di 86 e 33 casi l’anno.
Fig 3.4.7 – Andamento delle principali malattie professionali nelle costruzioni edili.
In particolare l’ipoacusia mostra un trend decrescente nel periodo 2001-2008 dove le denunce si riducono da 465 a 139 e un andamento crescente nel biennio.
Nel 2010 i casi di ipoacusia denunciati nelle costruzioni edili risultano essere 384.
Le malattie cutanee si riducono da 153 nel 2001 a 46 nel 2010.
Il calo delle malattie cutanee, può essere collegato ad una maggiore attenzione da parte delle aziende dell’indotto edilizio, più attente alle problematiche ambientali, che hanno progettato e immesso sul mercato prodotti che rispondono in modo più attento alle richieste di quella fascia di utenza e di quel comparto di progettisti che, in base a considerazioni di salvaguardia del patrimonio ambientale e territoriale da un lato e di tutela della salute dall’altro, sono più attenti alla scelta dei materiali, al loro ciclo di vita, alle loro caratteristiche in termini di igene.
Sono così apparsi sul mercato molti prodotti che vengono proposti come materiali “biocompatibili”, “ecologici”, “verdi”, in quanto realizzati a partire da sostanze naturali e realizzati con processi di produzione, lavorazione, trasformazione che si ispirano alle tecniche tradizionali e che corrispondono a bilanci energetici sostenibili.
Per concludere la malattie professionali che hanno causato il maggior numero di eventi mortali sono le neoplasie da asbeto (81%) seguite da silicosi e asbestosi (2%).
Fig 3.4.8 – Tipo di Malattia professionale che ha causato il maggior numero di eventi mortali
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